mercoledì 30 novembre 2011

Il simposio di Gedeone


Alla signorina 25 ciliegie i vecchi film danno tranquillità, come gli alberi addobbati sotto natale, il tè delle cinque, le castagne sul fuoco e quel suo coniglio dalle orecchie giù. Le orecchie giù fanno tutto; fanno che a stare sempre in guardia siamo tutti capaci ma, a lasciare le orecchie a penzoloni ecco, questo no. Questo lo sa fare solo Gedeone.
La signorina 25 ciliegie si guarda in giro, troppo forse, ma lo fa con occhio miope e quindi le cose si tingono di un colore non comune. La sig.na 25 ciliegie racconta aneddoti partendo da : "c'era una volta" e basta questo per far prendere alle storie una trama tutta loro, una trama ordita con zucchero filato.
Quando sente i suoi passi sulle scale Gedeone sorride perchè sa di aver messo altra legna nel camino così che lei senta calore di casa, per lasciarle il tempo di sorridere davvero.
Poi, trascorsa qualche ora, arruffa il pelo da coniglio e finge di arrabbiarsi per il troppo caldo. E' pur sempre l'uomo di casa, Gedeone.
Alla signorina 25 ciliegie piace cucinare ma, più di tutto, le piace cucinare per il suo coniglio brontolone; un po' grigio un po' no ma, poco ma sicuro, non di certo bianco. Anche la neve più candida finisce ai lati delle carreggiate o calpestata dalla routine quotidiana. Non esiste bianco che non si sporchi; non esiste storia che non si macchi.
A Gedeone e alla sig.na 25 ciliegie piace mangiare le renette e, prima di cena, sono soliti smezzarne una davanti al camino. Ogni sera la signorina 25 ciliegie osserva con attenzione la sua metà per un po', fino a quando non inizia a scurirsi. "Vedi Gedeone, come possiamo pensare di trovare l'altra metà della mela? già ossidati di partenza, non facciamo altro che innamorarci di mele lucide ancora intatte o di spicchi di arance che non combaceranno mai con una mezza mela".
Fuori fa freddo ma non c'è ancora aria di neve; fuori fa freddo ma dentro quella casa, in modo non ordinario, un coniglio e una bambina cresciuta troppo in fretta tengono in mano due metà esatte di una mela.
"Gedeone l'amore cos'è?"
"Sei tu che sali le scale e non senti freddo".
Ma i conigli, si sa, non parlano.

lunedì 28 novembre 2011

Ventotto


Non è un buon giorno per la sig.na 25 ciliegie.
Non è un giorno come gli altri.
Non è altro che l'ennesima lancetta pronta a rimarcare quanto i ricordi non siano tutti uguali.
Non è altro che un numero, eppure è così difficile scivolarci sopra come fosse una pista di ghiaccio illuminata dalle luci di natale.
La sig.na 25 ciliegie si siede sul tavolo della cucina e cerca di frazionare quel numero, di dividerlo per due, per quattro, per tutti quegli anni passati a domandarsi come ci si salvi dal vuoto di un'assenza così assordante.
Puoi cercare conigli dalle orecchie giù, puoi cercare di non ricordare, puoi cercare te stesso e bere lo stesso tè verde, sperando di trovare risposte adeguate a domande sbagliate, almeno quanto quei coglioni a due dimensioni con cui flirti ai cambi di stagione.
A casa della sig.na 25 ciliegie novembre ha 28 giorni e tutto il resto pare averlo dimenticato dietro vecchie fotografie alle quali vorrebbe tanto affidare tutti i suoi ricordi.
Gedeone raccoglie il dolore disseminato per casa, camuffato da carta moschicida, prima che lei si svegli, prima che lei vi si attacchi abbandonando speranze al gusto di ciliegia.
La signorina 25 ciliegie prepara il caffè e scalda l'uvetta, sa che prima o poi questa nausea passerà e intanto vomita parole come dopo la peggiore delle sbronze.
La sig.na 25 ciliegie guarda fuori, perché dentro fa troppo male.







Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

E.M

domenica 27 novembre 2011

Quando muori e poi risorgi


Signorina 25 ciliegie, che succede quando muori e poi risorgi?
quando muori e poi risorgi ti volti indietro a vedere se è reale,
quando muori e poi risorgi cerchi il dolore fisico per confermarti che sei vivo
quando muori, muori con qualcuno e cerchi di tenertelo stretto
quando risorgi vaghi per le strade senza sosta perché ti accorgi davvero che quel qualcuno non c’è più
quando muori e poi risorgi senti dentro un grande vuoto, quel vuoto sei tu: destrutturato, da costruire di nuovo e, in una stanza di pensieri alla rinfusa, cerchi qualcosa da cui ripartire
quando muori fissi un punto che non c’è
quando risorgi non sai più da che parte guardare
quando muori mangi senza sapore
quando risorgi fagociti tutto, anche la vita
quando muori sei come tonno naturale in una scatoletta
quando risorgi ricerchi la violenza nell’amore,
perché come si fa se nessuno ti fa più del male?
quando muori non sai che risorgerai,
quando risorgi sai che nessuno potrà ucciderti perché a nessuno lo permetterai
quando muori i ricordi più sofferenti ti avvolgono come una coperta
quando risorgi li vai a recuperare, terrorizzato all’idea di non ricordare più
quando muori gli altri non li vedi
quando risorgi gli altri ti cercano perché non ti riescono più a vedere
quando muori e poi risorgi ti siedi al sole e mangi ciliegie, di nuovo.

giovedì 24 novembre 2011

Dal diario della sig.na 25ciliegie


Esistono baci rubati
altri non dati
altri cercati senza nemmeno volerli davvero
ci sono paure, nascoste nei baci dimenticati
alle fermate del tram
paure col volto dell'ennesimo coglione dagli occhi troppo piccoli per capire
qualcosa di me
smetti di guardarmi
smetti di essere triste
smetti di leggere il tuo dolore nei miei occhi
smetti di chiedermi parole come sangue
mentre seguo la scia del tuo andare via, mi domando a che ora arriverai
perchè io
nonostante tutto
non riesco a chiuderli, questi occhi.

mercoledì 23 novembre 2011

Doppia L

La signorina 25 ciliegie inizia progetti in cui crede: li vede, li rivede e li stampa nel formato che più le piace.
La signorina 25 ciliegie ha un’amica matta come un cavallo, capace di dar colore alle storie dal retrogusto di ciliegia, in grado di renderle belle da guardare. L’amica della signorina 25 ciliegie ha un nome strano, da piccola lo odiava ma ora lo sa che il suo nome è unico come il colore dei suoi occhi. Il suo nome ha una L sola ma è come se ne avesse 2 . Doppia L ha le lentiggini ed ha talmente tante idee che le potrebbe vendere.
Nel cassetto dei sogni della signorina 25 ciliegie ci stanno troppi calzini H&M; i calzini di doppia L sono sempre spaiati e i fantasmini non le rimangono su, allora taglia quelli lunghi perché la vita è sempre quello che ti inventi tu. Le sue scarpe sono tutte diverse ma se le metti vicino sembrano uguali; con quelle scarpe si addentra nel mondo, parte per berlino e ritorna con la malinconia di chi sa che ci vorrebbe tornare per sempre.
Doppia L compra sacchetti di pop corn per il microonde e sorride come una bambina mentre li sente scoppiettare. Quando la signorina 25 ciliegie passa a trovarla, le fa scaldare manciate d’uvetta e insieme si siedono sul divano e parlano parlano parlano fino a creare qualcosa che le renda felici.
Brindano a birra e negroni e si alzano per mettere la salsa di soia sui piatti, perché si sa che sta bene su tutto, tranne che sulle barbabietole che entrambe odiano come chi è privo di fantasia.





                                                     http://​www.hell-enia.blogspo​t.com/
                                                 http://​www.flickr.com/​photos/hell-enia/

lunedì 21 novembre 2011

Dal diario della sig.na 25ciliegie


ti capita mai di fermarti
per assaporare una domenica come tante?
di quelle già infinite
ancor prima che abbiano inizio;
di quelle che cominci a guidare veloce
sperando corra via
insieme ai kilometri bruciati;
di quelle dove nemmeno sai dove vuoi andare
se non lontano da quei vuoti dalla consistenza di una domenica sempre uguale
nella sua inconsistenza così greve,
nella sua stucchevole assenza di sapore.
sono quelle giornate più lunghe del previsto
pensieri che non se ne vogliono andare
ricordi che pesano come macigni sulla schiena fragile di chi cerca di ricominciare
ferite che stanno in bilico come equilibristi
in quella
perenne
paura
di cadere
eppure
eppure capita di guardare in basso
di osservare quel letto sfatto
quelle teglie della pizza
davanti a film che continuiamo a caricare
quella birra che gira
quell'abbraccio lungo giusto il tempo di ripartire
capita
e quando capita mi piace dirvi grazie.

sabato 19 novembre 2011

Ma che freddo fa?



Il freddo le penetrava nella pelle; il freddo come il dolore le impediva i movimenti. La paura di non farcela bloccava ogni suo singolo muscolo.
Gedeone se ne stava appollaiato come un gufo davanti alla finestra, attendendo che arrivasse.
Era preoccupato: non era mai capitato che tardasse così tanto.
Il freddo la trascinava verso il basso; il freddo la lasciava senza speranze, senza pensieri, senza l’ansia di dover per forza essere felice. Il freddo la attraeva, come il dolore.
La tavola era già apparecchiata e una zuppa calda era pronta sul fuoco. Gedeone era l’uomo di casa. Gedeone non l’avrebbe mai lasciata sola. Gedeone era il camino acceso quando si rientra a casa dopo una giornata di neve.
Il freddo le faceva venire da vomitare; il freddo le impediva di tornare a casa dove una zuppa bollente e un coniglio con le orecchie giù la aspettavano ansiosi.
La signorina 25 ciliegie se ne stava lì ferma all’imbocco della via di casa. Non riusciva a muoversi. Il freddo le impediva di andare avanti; il freddo le ricordava che ci sono sorrisi che non possono tornare a scaldarsi davanti a quel camino.
La signorina 25 ciliegie sentì qualcuno che le prese la mano e si lasciò trascinare fino a casa.
Io verrò sempre a riprenderti” le disse Gedeone.
Piano piano il freddo le uscì dalle ossa; piano piano le tornò la fame.



giovedì 17 novembre 2011

Manhattan


Signorina 25 ciliegie, coloriamo questi giorni così neri da sembrare senza vita?
Senti i brividi che salgono da dietro la schiena, senti freddo, senti solo quel ritmico martellare che scandisce le ore come pugnalate.
Come un fiume in piena ti travolgono i ricordi, son ricordi ibridi: mischiati a questo presente equilibrista e a un futuro interrogativo che, altro non possono fare, se non guardarsi indietro.
Dietro cosa c’è? Dietro c’è tutto. Dietro ci sono pezzi di pelle che urlano domande, ci sono immagini che ti inseguono lasciandoti col fiato corto; ci sono paure di cui non puoi liberarti, saldate ad arco così da fondere il tuo cuore come metallo.
La signorina 25 ciliegie guarda Gedeone, lo guarda intensamente tanto da sperare che in uno sguardo si riesca a leggere una richiesta d’aiuto. La signorina 25 ciliegie è incapace di chiedere aiuto: stila liste della spesa, appunti di viaggio, racconti d’autunno ma trova mille difficoltà nel domandare una mano, una zampa, un abbraccio.
La signorina 25 ciliegie prova a guardare avanti, ma è miope e fa difficoltà a scovare direzioni possibili, respiri regolari, baci non rubati ma dati alla luce del sole. Lei è così fragile da essere forte come granito, lei è così leggera da non crollare nemmeno alle raffiche di maestrale, lei è così opaca da essere trasparente.
Gedeone sa che un altro dolore potrebbe lasciarla su quella torre; un coniglio dalle orecchie giù sa quando è il momento di recuperare una coperta e mettere un dvd di Woody Allen.
“Andrà tutto bene”. Non ora forse, non domani, non in questo novembre dalle lacrime infette.


http://www.youtube.com/watch?v=dSurv4lK8I0


mercoledì 16 novembre 2011

Dal diario della sig.na 25ciliegie



grigiobergamo
grigio sopra la mia città
grigio dentro la mia città
grigio come l'odore dell'attesa
grigio come dietro la sua fotografia
grigio come il colore della mia corazza
grigio come quando il dolore superava la corazza e mangiava piano piano la mia pelle
grigio come il tatuaggio sbiadito che porto sul braccio e nel cuore.
Lei posò una rosa bianca su quel grigio
la rosa bianca era il suo fiore preferito
Lui le regalò un mazzo di rose blu
Lei odiava le rose blu
Lui la chiamava ma non la trovava
Lei era sul terrazzo
Lui la chiamava senza cercarla
Lei era sempre sul terrazzo
Lui guardava lei
Lei guardava giù
Lei amava stare in alto
Lui le diceva che era per essere trascinata verso il fondo.
Lei sorrideva, felice che Lui non capisse.

martedì 15 novembre 2011

Cena sopra il mondo


Signorina 25 ciliegie che ne dici se ti invito a cena sopra il mondo?
Vieni via con me, andiamo lontano, ti porto un po’ di pace al sapore di quel passato che non hai potuto vivere. Ci ciberemo di chicchi di serenità abbracciati da un’alga nori, sì, come il sushi che ti piace tanto. Brinderemo con del vino bianco al profumo di quella te che temi, nascosta all’ombra di un ciliegio
Che succede se arrossisci?
Ti spuntano le lentiggini in un giorno di sole?
Puoi addormentarti per prima, puoi smettere di preoccuparti degli altri almeno per una notte.
Ti regalo la colazione a letto; ti regalo un giorno senza i limiti della realtà, un giorno come un cappello da cui escono colombe.
Ti regalo uno specchio per insegnarti a guardare chi sei senza averne paura.
La signorina 25 ciliegie stasera si mette il suo vestito a pois,
come la zebra,
come Mimmo, l’amico di papà che nonostante quelle 25 ciliegie la saluta sempre con un “ciao bambina!”
Quel vestito le calza a pennello, come quando spennella di uovo e zucchero lo strudel di mele prima di metterlo in forno.
La signorina 25 ciliegie ha degli amici a pois che la fanno divertire e che le riempiono il bicchiere quando è mezzo vuoto, le mandano canzoni per sorridere e schiacciano play quando il mondo sembra essere in pausa perenne.

sabato 12 novembre 2011

Occhi belli


Lei era in giardino, seduta a chiedersi che nome dare al mondo.
Accanto a lei un posto vuoto;  la primavera però, stava arrivando.
Incredibile quanto si sottovaluti la bellezza dell’attesa.
Lei era dei jeans e una maglietta: troppo semplice per sembrare bella.
Lei aveva il dolore negli occhi.
Che c’è occhi belli, hai deciso di non credere più nell’amore?
Non esistono occhi belli senza sofferenza, non esistono parole che emozionino che non racchiudano dolore.
Lei era così presa a rinforzare la corazza che non si era accorta di quanto fosse forte.
Lei era neve bianca.
Lei che il dolore l’aveva sporcata come neve sulla carreggiata.
Quando la neve si macchia perde la magia: dove è finita la magia del vivere occhi belli?
Lei e il peso di quelle poche lacrime che la facevano vergognare.
Lei che arrossiva se la fissavi per un po’.
Lei, mangiava ciliegie fuori stagione.
Lei, apriva il pane caldo mentre stava ancora in fila alla cassa.
Lei, mangiava solo l’uvetta, riducendo il panettone a un campo di guerra.
Lei, era il sorriso che non riuscivi a toglierti. Nel suo sorriso ci trovavi gli ingredienti per la felicità.
Lei era uno sguardo fuori controllo.
Lei era pugni, morsi, lotta silenziosa in una strada di periferia.
Aggrapparsi alle lacrime non spese era troppo comodo,
chiudere gli occhi e ripetersi che tanto lei era granito. Impossibile da scalfire
Lei era quella notte di addio.
Lei era le tue lacrime abbandonate su un cuscino.
Lei era l’affanno di un respiro irregolare.
Lei vomitava parole affannose nel silenzio degli addii sussurrati.
Lei ti portava per mano nel labirinto della sua anima per poi chiederti di uscirne.
Lei era 25 ciliegie sul percorso di una vita.
Ti porto in un posto speciale occhi belli, seguimi senza fare domande. Vieni con me e per un giorno soltanto non avere paura di essere così bella.

giovedì 10 novembre 2011

Novembre


Novembre è così difficile che pare una passeggiata. Devi solo tirare dritto e dimenticarti delle ciliegie. Piove così tanto che nemmeno senti il bisogno di non soffrire: il silenzio non fa paura se è coperto da lacrime di pioggia acida che bagnano l’asfalto.
A novembre piove anche quando non piove.
Dimenticarsi di quelle ciliegie non è così facile; soprattutto ora, alla vigilia di quegli anniversari il cui bussare bombarda nelle orecchie ancora prima che arrivino all’ingresso della via.
Gedeone si mette davanti alla porta ma un piccolo coniglio dal cuore grande non basta per non farli entrare. Quei ricordi grandi come macigni, quei giorni lunghi come settimane, quelle settimane che diventano mesi, quei mesi che si confondono in quegli anni tutti uguali.
Una principessa sta in cima a una torre senza inizio né fine anche dopo essere scesa perché la sua casa sta nel battere frenetico di una tastiera e il suo camino ha il colore dell’inchiostro di una bic senza cappuccio.
La signorina 25 ciliegie si domanda come il tempo passi in fretta, come il tempo sembra non passare mai. Nessun controsenso, a pensarci bene, solo le due facce di una medaglia senza vincitori. Sembra che nulla sia cambiato, sembra che tutto lo sia, sotto un sole inesistente in un novembre che di giorni non ne ha altro che 28.

martedì 8 novembre 2011

Il Pachiderma


Signorina 25 ciliegie: “fai giudizio”, come il dente che ti han tolto.
“Signorina lo dobbiamo levare, sta crescendo storto e le rovinerebbe tutti i denti” . Leviamolo.
Bene, non ha rovinato il tuo sorriso, però ecco, lo so che fa male, dopo che l’hai tolto dico.
Ma poi passa, come l’uva; e niente è meglio del profumo dell’uvetta al forno.
Jacqueline uvetta lascia post sul frigo, perde chiavi, giacche, portafogli, legge libri, dimentica torti e si lega al dito ricordi di emozioni.
Signorina 25 ciliegie, fai a modo, quel modo tutto tuo:
arancione come la zucca
nero come l’inchiostro
bianco come quelle rose.
La signorina 25 ciliegie dovrebbe imparare ad odiare ma non ne è capace, dovrebbe respirare con lentezza; lasciare cadere fiori su lastre di cemento, smettere di avere paura di soffrire ancora.
La signorina 25 ciliegie ha un ex fidanzato parecchio scomodo; di quelli che tutto poi diventa molto più difficile del previsto.
Questo ex fidanzato è molto ingombrante:  per intenderci, è come quando cerchi di far stare un elefante in un monolocale. Ebbene sì, il suo ex fidanzato era il tipico esemplare di pachiderma.
La signorina 25 ciliegie ne parla poco (di lui) perché quando lo fa, Gedeone si imbestialisce e gli viene il mal di stomaco e pure la gastrite e, si sa, i conigli maschi quando non stanno bene diventano  delle lagne e insomma poi le cose vanno a complicarsi.
La signorina 25 ciliegie se ne stava sull’amaca in giardino, ferma a riflettere su quanto fosse solo il suo ex fidanzato ad essere un cretino o, se la cosa potesse allargarsi a tutta la categoria.
Probabilmente sì, quell’ex davanti è in grado di dare alle cose il loro vero nome. L’ex fidanzato della signorina 25 ciliegie era proprio un deficiente. Se ne stava lì seduto sul divano con un bicchiere di latte e un toast al formaggio, sbiascicando parole senza senso, numeri senza radice, partizioni musicali prive di pause. Non si va da nessuna parte senza silenzi. La signorina 25 ciliegie aveva imparato negli anni a gestire silenzi, ad appropriarsene fino a perdersi dentro. Una volta entrata in quei silenzi ci costruiva origami e poi, li soffiava via dall’alto di quel terrazzo.
Il suo ex fidanzato abitava all’undicesimo piano di un palazzo e avrebbe tanto voluto abitare al pianterreno.
Ecco, questo era la palese dimostrazione di quanto fosse idiota.
A lei piaceva così tanto quel terrazzo: era un’oasi di pace che lui disdegnava, lui vi era estraneo come lo era a lei e alla danza di quegli origami.
E poi c’era il problema di Gedeone:  il Pachiderma non voleva animali per casa, men che meno quello “stupido coniglio”. Un giorno Gedeone l’aveva azzannato e, da quella volta, il Pachiderma gli aveva negato ogni possibilità di accesso al suo appartamento.
 “Ben fatto Gedeone”, pensò la signorina 25 ciliegie sull’amaca, ripensando all’episodio del morso.
Il Pachiderma, così grande e grosso, aveva paura dei topolini più piccoli e si lamentava continuamente di quel fastidioso (a detta sua) dondolio sul filo della ragnatela. Altro che divertirsi, altro che chiamare altri elefanti.
Il pachiderma ogni tanto si ripresentava a caso dalla Signorina 25 ciliegie e apriva il frigo alla ricerca di ketchup e maionese. A distanza di anni non riusciva a ricordare che non era cibo da 25 ciliegie. Eppure lei non riusciva a mandarlo via, dai suoi pensieri, dalla sua vita, dal suo divano.
Ora però, dopo aver realizzato che si trattava di un essere diversamente intelligente aveva sicuramente migliorato le cose.




domenica 6 novembre 2011

Domeniche d'autunno


“Gedeone accendi il camino”.

La signorina 25 ciliegie ha un camino, un coniglio e una manciata di castagne da fare al fuoco. L’autunno è rassicurante quasi quanto il pranzo di Natale, anche se ci sono caldarroste più saporite di alcuni Natali, ci sono ricordi che vanno lasciati in cantina sperando non sbuchino da dietro i barattoli di conserva. Ci sono sorrisi che non puoi dimenticare e altri che vorresti tanto abbandonare come randagi sul ciglio di una strada.

“Come cavolo faccio a sbucciare le castagne con le zampe?“ 
Gedeone è decisamente  un coniglio fannullone ma le vuole così bene che del resto le importa poco.
Le domeniche d’autunno la signorina 25 ciliegie prepara il thè e arrostisce castagne, mentre sceglie il film da guardare in un plaid dove c’è spazio solo per un coniglio dalle orecchie cadenti.
La signorina 25 ciliegie non ti abbraccia, non lo fa di frequente. Le ciliegie se ne vanno a quel paese se le stringi troppo forte e, quel paese, non è per tutti. 
Eppure a volte la vorresti solo salvare da tutto quel dolore e un abbraccio rimane lì fermo in gola, annodato come le pastiglie prese senza acqua.
A novembre negli anni troppi abbracci si sono sprecati, troppe ferite bruciano ancora e la pelle non va toccata vero signorina? Novembre le fa paura come un brutto sogno che si ripete ogni notte: sempre uguale, sempre senza lieto fine.
La signorina 25 ciliegie sceglie storie a lieto fine per lei e Gedeone; lui non lo ammetterà mai ma è un inguaribile romantico. A loro piace guardare film senza drammi, che si accompagnino dolcemente alle castagne ancora calde.
Le domeniche d’autunno sanno di lana a maglie larghe, di biscotti appena sfornati per gli amici che arrivano per il thè; le domeniche d’autunno non sono tristi ma tinteggiate di malinconia.
La malinconia ha la consistenza dei capelli appena asciugati, la morbidezza di quel maglione di cashmere dell’infanzia, il profumo della stecca di vaniglia dentro il latte, la malinconia è il suono della legna che scoppietta dentro il camino. L’autunno arriva quando la superficialità dell’estate ci ha ormai assuefatto. L’autunno è quella ragazza coi capelli rossi, le lentiggini e le calze spesse che arriva con gioia dopo un’estate di bionde in canottiera, shorts e stivali.
Questa domenica d’autunno è un pensiero che vola lontano, un respiro lungo in questo novembre senza fiato.

venerdì 4 novembre 2011

Dal diario della sig.na 25ciliegie



Doveva semplicemente scegliere la modalità più adatta. La scelta non era di certo una passeggiata però, comportava l'analisi accurata di svariati aspetti.
Che poi -pensava- non puoi chiedere consiglio a chi ti sta intorno. No, proprio no.
Troppi stimoli, troppe situazioni ripetute o già viste, troppi strumenti e mezzi già utilizzati. Insomma, troppo.
Forse, semplicemente, non si deve stare a pensarci così tanto.
Del resto, pensar troppo risulta controproducente. E dico in generale nella vita, non solo in quel particolare frangente.
E l'orario?
La mattina no. C'è troppa luce. Dire addio a quella luce non sarebbe stato di certo facile.
La sera? Alle 22 senti i rintocchi. La sera ci si sente più soli. A che pro amplificare quella sensazione di solitudine?
Bere un caffè è cosa buona e giusta.
Adesso posso ordinare un Negroni -si disse- decisamente sì.
E farlo da sbronzi?
Dicono che l'alcool renda più sinceri; dicono che con l'alcool le sensazioni si amplifichino fino a distorcere la realtà. Che poi la realtà, che cazzo è?
Non so; che la vita sia un casino è una banale verità. Fa parte di quelle cose ovvie, come la quantità di acqua che ci va nella macchinetta del caffè. Uno lo sa e basta.
Diffido di chi non beve caffè.
Chissà che modalità avrei scelto se fossi stata una persona che non beve caffè. Se lo domandò per un'oretta buona.
Credette fosse ora.
Alla buon'ora.
E' solo un modo come un altro per dire addio.


giovedì 3 novembre 2011

Gedeone


- Gedeone?
- Che c’è?

Gedeone è il mio coniglio. È un genio.
- Gedeone possiamo parlare del dolore?
Gedeone si prende cura della borsa dei miei ricordi; vorrebbe aggiungerne di suoi ma, si trattiene.
- Lasciami sbirciare dai Gedeone!
- No
Dannato coniglio testardo.
Non è bianco, come quello di Alice. Alice abita qui a fianco e Gedeone  odia lei e il suo coniglio bianco. Non capisce cosa se ne faccia di un orologio. Poi, almeno così dice il buon vecchio Gedeone, il Bianconiglio, è un idiota patentato, uno di quelli che non va a votare perché “tanto a me della politica non frega niente”. Quando affronto l'argomento con Gedeone, arriviamo sempre alla conclusione che beh, non ci si può aspettar troppo da chi beve vodka redbull.
E che dire di Alice? Bah, Alice è sempre persa nel suo mondo delle meraviglie. Non capisco se ci è o ci fa.
Comunque, deve esserle successo qualcosa perché negli anni è diventata astemia. Ecco sì, forse ho detto tutto.
Ogni tanto quella sola del Cappellaio Matto passa a trovare i nostri vicini per il tè e lì, devo ammettere che si va avanti fino a mattina. Il Cappellaio Matto ha sempre dell’ottimo fumo, credo che dalle sue parti sia un po’ come in Olanda: ci tengono che le cose siano di qualità.
Le cose vanno peggiorando solo se Gedeone si impunta e decide di giocare a Risiko. Bianconiglio, dopo anni, ancora fatica a capire le regole, Alice è pacifista quindi figurati e io, beh io non sopporto che il mio coniglio si ostini a togliere la carta dei 18 territori perché se no il tutto, dal suo punto di vista, diventa troppo facile.Capita che mi addormenti insieme ad Alice (armata di buoni propositi) e quindi la partita diventa una sfida all’ultimo sangue tra Gedeone e il Cappellaio Matto. Il giorno dopo, causa spliff allucinogeni e birrette varie, nessuno si ricorda nulla e i 2 sfidanti dell’ultim’ora passano ore a declamarsi sicuri vincitori.
Dai Gedeone lasciami aprire il baule!!
- No, no e poi no.
Gedeone non sopporta la mia attrazione per il dolore.




http://www.flickr.com/photos/hell-enia

http://www.hell-enia.blogspot.com/

martedì 1 novembre 2011

Dal diario della Sig.na 25ciliegie


Lui un giorno chiese a Lei a cosa stesse pensando;
ma i pensieri sono tanti e le parole troppo poche.
Lei quel giorno disse: "a niente", perchè i sentimenti fan più paura delle omissioni.
Lei un giorno chiese a Lui a cosa stesse pensando;
ma nella vita ti insegnano a vestirti, non a spogliarti.
Lui quel giorno disse "a niente", perchè le emozioni son pacchetti regalo che è meglio non scartare.
Lei un giorno uscì di casa:
sul tavolo un biglietto.
Lui quel giorno tornò a casa:
solo una parola sul biglietto.
Lei piangeva mentre scriveva; la bic scoppiò e quel nero di seppia le macchiò le mani.
Lui piangeva mentre leggeva; il cuore scoppiò e il rosso inchiostro gli colorò le mani.
Lei lo amava, per questo gli scrisse addio.
Lui la amava, per questo si disse addio.
Lei vestiva di nero al suo funerale. Non aveva ancora smesso di piangere.
Lui era cenere nuda, un pacchetto ormai scartato, quel silenzio rumoroso che riempie vuoti di omissioni.
Lui, non piangeva più.

Enrique Iglesias è decisamente il mio guilty pleasure

Una casa vuota che si ciba di nuovi silenzi, il picchiare frenetico di una tastiera che rallenta il tuo battito ovunque ti trovi. La sensazi...