Oggi la
Sig.na 25 ciliegie vorrebbe solchi di pelle dietro la schiena, le ossa stridere,
lo stomaco rivoltarsi.
Oggi sono
ventotto eppure nemmeno ci prova a piangere, utilizzando anniversari come
pretesti, pandemie come aggravanti, assenze come giustificazioni.
Oggi sono
ventotto e fuori la nebbia copre tutto tranne i ricordi, quei giorni grigi e umidi
passati a trascinarsi per i corridoi di casa tra flebo e attese devastanti.
Il caldo
afoso di un’estate trascorsa a fare avanti e indietro nel silenzio di
autostrade vuote, in una Padova così terrificante da lasciare senza speranze.
Quella
ferrata mai iniziata, in attesa di una telefonata che ti spezza le gambe oltre
che il cuore.
Come
faccio a tornare a casa adesso?
Una
macchina che corre, la musica alta, le parole che non escono ma se ne stanno
lì, pronte a farsi domande che servono a poco.
Una doccia
ghiacciata e un ultimo saluto. Un vestitino a pois blu, di quelli che avrebbe
amato; i capelli ricci asciugati al sole, come piacevano a lui.
Oggi sono
ventotto ma la sofferenza di questo anno si somma al vuoto lasciato da quel
Novembre così uggioso, agli errori che forse non avrebbe commesso, agli
abbracci che non è stata capace di prendere.
E ora a
chi lo dico che Lei continua a mancarmi da morire?
È arrivato
il freddo Sig.na 25 ciliegie, sei pronta a coprirti con strati di ironia?
Fuori si
gela e la brina sui tetti ti fa sorridere, illudendoti per un attimo che possa
essere un Natale come gli altri.
Cerchi la
neve e un gelato a colazione; cerchi destinazioni lontane in attesa che Roger
ti porti via, regalandoti per l’ennesima volta un respiro regolare, delle notti
serene e una stramba idea di felicità.
Prendi tutte
le tue paure e le ricopri di cartapesta, senza la minima intenzione di
sbarazzartene, sicura che sia l’unico modo per tenerti stretta chi non c’è più.
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Cosa vorresti per Natale Sig.na 25 ciliegie?
-
Che smettessero di rispettare il mio dolore.
-
E cosa dovrebbero fare?
-
Prenderlo a calci in culo.