venerdì 29 marzo 2024

Quando l'istrice si sente minacciato, innalza le sue spine al massimo, con l'obiettivo di sembrare più grande.

Marzo sta finendo Sig.na 25 ciliegie e tu non riesci a non sentirti un animaletto esotico in cattività.
Alla ricerca del tuo habitat naturale, combattuta tra il tepore di una teca che profuma di casa e quella sensazione di onnipotenza che hai ogni volta che riesci a scappare dal dolore.
Riesci a capirlo che lui non smetterà mai di inseguirti, di lasciarti in pace?
Quanti anni era che non ascoltavi OK COMPUTER tutto d’un fiato? Boccheggiando come nel video di No surprises.
Per quanto tempo ancora vuoi fare finta di niente, controllando cibo, emozioni, esposizione alla vita?
Una scoiattola ti ricorda che non sarai mai libera finché non aspetterai il dolore alla linea d’arrivo, stringendogli la mano e confessandogli che sei terrorizzata alla sola idea di guardarti dentro, di entrare in quei vuoti che ti ricordano che quella casa al profumo di rosmarino non esiste più.
Smettila di fare del male a chi ami solo per far sì che se ne vada via, confermando a te stessa che le persone non restano.
Smettila di farti del male Sig.na 25 ciliegie, di sporcarti di fango per impedirti di vedere qualcosa di buono nel riflesso di quello specchio.
Fuori non smette di piovere, in questi ultimi giorni di marzo che sembrano novembre.
Fuori il vento urla ma non lo riesci a sentire, mentre la pioggia copre ogni cosa, ogni francobollo di luce.
Fuori, se guardi con attenzione, puoi vedere dei ciliegi in fiore, pronti a ricordarti che prima o poi sarà tempo di mangiare ciliegie.
 
So che adesso non vedi l'ora di partire Sig.na ciliegie, vorresti che Roger ti mettesse in quella teca e ti portasse a vedere il mondo, cercando di fregare il dolore, nascondendogli per l’ennesima volta la destinazione.
Prova a restare Sig.na 25 ciliegie, anche se fa così paura che nemmeno i tuoi aculei sembrano essere preparati.
 
Gli istrici non piangono Sig.na 25 ciliegie, ma spero tanto che tu riesca a farlo prima o poi.
 
 
 
 

3 commenti:

  1. Dalla tua sedia d'ufficio guardi il soffitto, dov'era solito esserci il sole ora c'è solo una debole luce al neon che prova fiduciosa ad emulare la stella.

    Ti guardi intorno e vedi scartoffie, schermi e persone intente a guardarci dentro; cerchi di capire se sia un gioco, come quando da piccolo fingevi di avere una famiglia, tornavi stanco dal lavoro e tua moglie aveva preparato delle mele di plastica e un po' di erba gatta.

    Fuori dalla finestra le nuvole si abbracciano in tuoni fragorosi, mentre la pioggia prova a farsi strada tra i ciottoli per ritornare al fiume poco più distante da te, dalla tua sedia d'ufficio, dalle tue scartoffie.

    Appallottoli questa sensazione alienante in una manciata d'aria e la lasci uscire con un sospiro, i tuoi colleghi ti stanno guardando, come se avessero fiutato la malinconia in quel soffio, ma faranno finta di niente, dopotutto queste sono le regole del gioco.

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