È novembre
Sig.na 25 ciliegie, ed è paradossale realizzare quanto questo novembre faccia
meno schifo di altri.
Un mese in
più che ti allontana da agosto.
Un mese in
più verso una primavera che sogni come se non esistesse nient’altro di più
leggero.
Il vuoto
ora è talmente profondo da non conoscere mesi dilatatori.
Il vuoto
ora è così esteso da impedire anche all’anniversario più orribile di scalfirti.
Il vuoto
ora rimbomba di ricordi, di natali senza di loro, di attese colmate da silenzi
ingombranti.
La Sig.na
25 ciliegie quest’anno non teme alcun novembre; non attende le luci di dicembre,
l’albero e i pacchetti con le renne. Vorrebbe regalarsi un salto nell’anno
nuovo, dei film senza buoni propositi o biscotti allo zenzero.
Cosa te ne
fai di questi mesi senza senso Sig.na 25 ciliegie?
Dove andranno
a finire le tue scarpe da corsa, necessarie per affrontare un mese lungo quanto
una corsa ad ostacoli?
Che
significato puoi dare a questi 28 giorni, ora che hai scoperto che esiste una sofferenza
ancora più grande?
Io non lo
so come fai Sig.na 25 ciliegie, a vestirti di tutto punto, a sfoggiare sorrisi
e battute taglienti, ad allenarti e a cucinare verdure biologiche mentre la
vita ti ha sferrato l’ennesimo colpo mortale.
Io non lo
so cosa ti passa per la testa, quando ti concentri su nuovi progetti, quando
consigli libri o album da ascoltare, quando sali le scale e lui non è più lì ad aspettarti davanti a una tazza di tè fumante.
Io non lo
so perché non piangi, non imprechi contro un mondo così ingiusto, non molli la
presa per concederti ritardi e prestazioni deludenti.
Mi fai così
tenerezza, arroccata dietro un workout pianificato, una spesa senza grassi
saturi e quegli impegni che non hai fatto saltare. Ti vorrei stringere forte,
mentre cerchi di non appesantire chi ami e soffi via le consapevolezze più
dolorose, sperando non tornino a tormentarti.
Ti vorrei riportare
a quei romanzi rosa scritti in portoghese, a quei pezzi latini da ascoltare
mentre stringi quelle birre pessime che tanto ti piacciono.
Ti vorrei riempire
di colazioni mentre fuori nevica, di vaschette di gelato allo yogurt e di caffè
che sale dalla moka senza sosta, senza spauracchi di gastrite.
Ti vorrei
guardare negli occhi, perché sono mesi che non riesco a farlo, terrorizzata alla sola idea di
non vedere più i tuoi sogni con la stessa nitidezza.
Ti vorrei
chiedere scusa, per tutte le volte in cui non ti ho permesso di rimpinzarti di
dolci sul divano, di scoppiare a piangere davanti agli amici, di dire alle
persone a cui vuoi bene che ti hanno fatto male, di abbracciare i tuoi
genitori.
Scusami Sig.na 25 ciliegie, per questa armatura che ti ho cucito addosso, per gli infiniti va tutto bene che ti ho obbligato a pronunciare, per questo senso di inadeguatezza che non riesco a levarti.
A modo mio giuro di volerti un bene dell'anima, anche quando tu non te ne vuoi affatto.
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