domenica 1 novembre 2020

Tieni il resto, lurido bastardo.

 

È novembre Sig.na 25 ciliegie, ed è paradossale realizzare quanto questo novembre faccia meno schifo di altri.

Un mese in più che ti allontana da agosto.

Un mese in più verso una primavera che sogni come se non esistesse nient’altro di più leggero.

Il vuoto ora è talmente profondo da non conoscere mesi dilatatori.

Il vuoto ora è così esteso da impedire anche all’anniversario più orribile di scalfirti.

Il vuoto ora rimbomba di ricordi, di natali senza di loro, di attese colmate da silenzi ingombranti.

La Sig.na 25 ciliegie quest’anno non teme alcun novembre; non attende le luci di dicembre, l’albero e i pacchetti con le renne. Vorrebbe regalarsi un salto nell’anno nuovo, dei film senza buoni propositi o biscotti allo zenzero.

Cosa te ne fai di questi mesi senza senso Sig.na 25 ciliegie?

Dove andranno a finire le tue scarpe da corsa, necessarie per affrontare un mese lungo quanto una corsa ad ostacoli?

Che significato puoi dare a questi 28 giorni, ora che hai scoperto che esiste una sofferenza ancora più grande?

Io non lo so come fai Sig.na 25 ciliegie, a vestirti di tutto punto, a sfoggiare sorrisi e battute taglienti, ad allenarti e a cucinare verdure biologiche mentre la vita ti ha sferrato l’ennesimo colpo mortale.

Io non lo so cosa ti passa per la testa, quando ti concentri su nuovi progetti, quando consigli libri o album da ascoltare, quando sali le scale e lui non è più lì ad aspettarti davanti a una tazza di tè fumante.

Io non lo so perché non piangi, non imprechi contro un mondo così ingiusto, non molli la presa per concederti ritardi e prestazioni deludenti.

Mi fai così tenerezza, arroccata dietro un workout pianificato, una spesa senza grassi saturi e quegli impegni che non hai fatto saltare. Ti vorrei stringere forte, mentre cerchi di non appesantire chi ami e soffi via le consapevolezze più dolorose, sperando non tornino a tormentarti.

Ti vorrei riportare a quei romanzi rosa scritti in portoghese, a quei pezzi latini da ascoltare mentre stringi quelle birre pessime che tanto ti piacciono.

Ti vorrei riempire di colazioni mentre fuori nevica, di vaschette di gelato allo yogurt e di caffè che sale dalla moka senza sosta, senza spauracchi di gastrite.

Ti vorrei guardare negli occhi, perché sono mesi che non riesco a farlo, terrorizzata alla sola idea di non vedere più i tuoi sogni con la stessa nitidezza.

Ti vorrei chiedere scusa, per tutte le volte in cui non ti ho permesso di rimpinzarti di dolci sul divano, di scoppiare a piangere davanti agli amici, di dire alle persone a cui vuoi bene che ti hanno fatto male, di abbracciare i tuoi genitori.

Scusami Sig.na 25 ciliegie, per questa armatura che ti ho cucito addosso, per gli infiniti va tutto bene che ti ho obbligato a pronunciare, per questo senso di inadeguatezza che non riesco a levarti.

A modo mio giuro di volerti un bene dell'anima, anche quando tu non te ne vuoi affatto. 

 

 

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