martedì 8 novembre 2011

Il Pachiderma


Signorina 25 ciliegie: “fai giudizio”, come il dente che ti han tolto.
“Signorina lo dobbiamo levare, sta crescendo storto e le rovinerebbe tutti i denti” . Leviamolo.
Bene, non ha rovinato il tuo sorriso, però ecco, lo so che fa male, dopo che l’hai tolto dico.
Ma poi passa, come l’uva; e niente è meglio del profumo dell’uvetta al forno.
Jacqueline uvetta lascia post sul frigo, perde chiavi, giacche, portafogli, legge libri, dimentica torti e si lega al dito ricordi di emozioni.
Signorina 25 ciliegie, fai a modo, quel modo tutto tuo:
arancione come la zucca
nero come l’inchiostro
bianco come quelle rose.
La signorina 25 ciliegie dovrebbe imparare ad odiare ma non ne è capace, dovrebbe respirare con lentezza; lasciare cadere fiori su lastre di cemento, smettere di avere paura di soffrire ancora.
La signorina 25 ciliegie ha un ex fidanzato parecchio scomodo; di quelli che tutto poi diventa molto più difficile del previsto.
Questo ex fidanzato è molto ingombrante:  per intenderci, è come quando cerchi di far stare un elefante in un monolocale. Ebbene sì, il suo ex fidanzato era il tipico esemplare di pachiderma.
La signorina 25 ciliegie ne parla poco (di lui) perché quando lo fa, Gedeone si imbestialisce e gli viene il mal di stomaco e pure la gastrite e, si sa, i conigli maschi quando non stanno bene diventano  delle lagne e insomma poi le cose vanno a complicarsi.
La signorina 25 ciliegie se ne stava sull’amaca in giardino, ferma a riflettere su quanto fosse solo il suo ex fidanzato ad essere un cretino o, se la cosa potesse allargarsi a tutta la categoria.
Probabilmente sì, quell’ex davanti è in grado di dare alle cose il loro vero nome. L’ex fidanzato della signorina 25 ciliegie era proprio un deficiente. Se ne stava lì seduto sul divano con un bicchiere di latte e un toast al formaggio, sbiascicando parole senza senso, numeri senza radice, partizioni musicali prive di pause. Non si va da nessuna parte senza silenzi. La signorina 25 ciliegie aveva imparato negli anni a gestire silenzi, ad appropriarsene fino a perdersi dentro. Una volta entrata in quei silenzi ci costruiva origami e poi, li soffiava via dall’alto di quel terrazzo.
Il suo ex fidanzato abitava all’undicesimo piano di un palazzo e avrebbe tanto voluto abitare al pianterreno.
Ecco, questo era la palese dimostrazione di quanto fosse idiota.
A lei piaceva così tanto quel terrazzo: era un’oasi di pace che lui disdegnava, lui vi era estraneo come lo era a lei e alla danza di quegli origami.
E poi c’era il problema di Gedeone:  il Pachiderma non voleva animali per casa, men che meno quello “stupido coniglio”. Un giorno Gedeone l’aveva azzannato e, da quella volta, il Pachiderma gli aveva negato ogni possibilità di accesso al suo appartamento.
 “Ben fatto Gedeone”, pensò la signorina 25 ciliegie sull’amaca, ripensando all’episodio del morso.
Il Pachiderma, così grande e grosso, aveva paura dei topolini più piccoli e si lamentava continuamente di quel fastidioso (a detta sua) dondolio sul filo della ragnatela. Altro che divertirsi, altro che chiamare altri elefanti.
Il pachiderma ogni tanto si ripresentava a caso dalla Signorina 25 ciliegie e apriva il frigo alla ricerca di ketchup e maionese. A distanza di anni non riusciva a ricordare che non era cibo da 25 ciliegie. Eppure lei non riusciva a mandarlo via, dai suoi pensieri, dalla sua vita, dal suo divano.
Ora però, dopo aver realizzato che si trattava di un essere diversamente intelligente aveva sicuramente migliorato le cose.




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