I pensieri corrono a
perdifiato, le parole si rincorrono senza sosta, le emozioni si danno il cambio
con la rapidità della luce.
Io sto ferma.
Immobile nel silenzio di un
mondo che si sta risvegliando da un letargo durato quasi due mesi.
Guido in pieno giorno nella
notte di una città fantasma; la musica è altissima, il mio sguardo si sposta sul
sedile del passeggero. Autocertificazione presente.
Alzo ancora il volume, quando
diamine mi ricapiterà di avere la città a mia completa disposizione?
Schiaccio l’acceleratore, mi
ripeto come un mantra che è solo una situazione non prevista, l’ennesimo
stravolgimento della mia vita.
Ritorno a casa, ma casa non è
più un luogo dove tornare, è l’unico posto possibile, è il profumo reiterato di
pane e caffè in loop, come a dirmi che andrà tutto bene anche se fatico a
definire cosa sia bene in questo momento.
Parcheggio l’auto in cortile e
scendo nel box, trasformato da settimane in una piccola palestra.
La musica è sempre alta, la
cassa si colora dei bassi di un ritornello che mi invade la testa.
I miei vicini camminano mano
nella mano nel buio del locale garage.
-
Lascia pure la musica alta Ilaria, ci piace e
ci fa compagnia mentre passeggiamo.
Io che non abbraccio mai.
Io che non piango mai.
Io che sto così bene da sola.
Io che portami via il resto
non conta nulla.
Io che entro in un libro per uscire
fuori.
Io che apro una bottiglia di Champagne
e brindo alle scelte che escono dagli argini, alle strade non asfaltate, alle
testate prese ogni volta.
Io che vorrei scappare da me
stessa per regalarmi delle rose bianche.
La Sig.na 25 ciliegie non ha
risposte ma questo non la preoccupa. Non sa dirti perché non ha paura di un virus
che ha ucciso chi amava e ha minato ogni certezza. Non sa spiegarti perché se
le chiedi cosa sente lei non riesce a non ribadire che vede pelli bruciate dal
sole, vestitini e calici ghiacciati di bianco fermo.
-
Piantala di raccontarti la vita come vuoi tu.
Lei che la devi stringere
forte se non vuoi che scappi via.
Lei che piange lacrime
asciutte da quando ne ha memoria.
Lei che ha costruito castelli,
principi e foreste in un’unica cameretta.
Lei che portala via non
importa dove.
Lei che beve Champagne prima di
salire su quel motorino carico di ricordi e lattine di birra scadente.
Lei che vorrebbe girare
attorno ai suoi pensieri e liberarli da quel recinto di giudizi.
-
G. ma secondo te un giorno vedrò il brutto
della vita?
-
Lo vedi già, solo che hai quel dannato
zainetto.
-
Che zainetto?
-
Quello in cui metti le persone e le cose che ti fanno sorridere.
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